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Rapporti
familiari e con la comunità
1. Dietro ogni
forma di difesa si nasconde la paura
Dietro ogni forma di difesa si nasconde la paura di essere feriti. La corazza
rappresenta una maggiore sensibilità interiore della persona e quindi una
maggiore paura di essere feriti. Ma una corazza se protegge da ferite ed escoriazioni,
purtroppo contemporaneamente “protegge” anche dall’amore e dalla dedizione.
Amore significa aprirsi e quindi ogni difesa è controproducente.
La corazza isola dal fiume della vita, rende miseri e aridi.
Nel frattempo cresce sempre più la paura.
Ad un certo punto bisogna permettere che il tanto temuto ferimento dell’anima
avvenga.
Si imparerà che l’anima non perirà certo per questo.
Chi si mantiene vulnerabile può apprezzare il meglio della vita.
2.1 Le costellazioni
familiari di Bert Hellinger
vedi anche alla pagina "Meditazione e spiritualità"
3.c).
Le sue armi: Rabbia/Paura ).
Le Costellazioni Familiari secondo Bert Hellinger, sono assai diffuse nei
paesi di lingua tedesca ed ora cominciano ad essere conosciute nel resto del
mondo per la loro profondità ed efficacia . Consentono di scoprire, portare
alla luce e sciogliere “irretimenti” familiari che si trasmettono di generazione
in generazione e che sono causa di malattie, disturbi psichici e fisici. Rappresentano
dunque un valido contributo per affrontare varie problematiche, siano esse
relazionali, professionali o legate a malattie. Spesso la nostra vita viene
condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente nostri. In un
modo inconscio, sentendo gli squilibri emotivi ed energetici, ci prendiamo
sulle spalle i destini dei familiari precedenti, cercando così di riportare
ordine, armonia e amore all’interno della famiglia.
Come si svolge una Costellazione Familiare
Durante un breve colloquio si prende atto dei fatti accaduti e dei membri
coinvolti.
La persona sceglierà chi nel gruppo possa rappresentare i suoi congiunti,
e chi se stessa. Attraverso una serie di azioni scioglierà i nodi e gli intrecci
e potrà sentirsi al posto giusto nella famiglia.
Successivamente potrà liberare una grande energia e forza per vivere a pieno
la propria vita
COME FUNZIONA L’AMORE? Se i film non
finissero con:
“e vissero felici e contenti”…….?
La relazione di coppia è uno dei sogni più grandi nella vita, ma spesso facciamo
tanta fatica a viverla.
Abbiamo grandi aspettative e desideri verso l’altro/a ma nel percorso insieme
a volte l’amore si perde e sentiamo tanta difficoltà e sofferenza.
Nel seminario si portano alla luce i meccanismi e gli
“irretimenti”
che ostacolano il fluire dell’amore, gli elementi che ci impediscono
di viverci felicemente la relazione o di crearcene una.
Verranno utilizzate tecniche di Costellazione Familiare, meditazioni guidate
ed ascolto interiore.Così che, passando da un amore cieco ad un amore che
vede, potremo dire:
“Sono contenta/o che ci sei.”
“Ti amo come sei, anche se non soddisfi i miei sogni. Tu sei meglio, sei più
vero/a dei miei sogni.”
I seminari sono aperti a coppie e a single.
BARBARA NAVALA JANSCH
e' la condutrice, che consigliamo per le costellazioni familiari.
Conduce Costellazioni Familiari dal 1998. Si è specializzata con Sneh Schnabel
e Bertold Ulsamer, ha partecipato a corsi di perfezionamento con Bert Hellinger.
Nel 2002 ha ricevuto da Bert Hellinger il consenso di fondare l’Istituto Bert
Hellinger Bologna, tiene seminari e corsi di formazione. Naturopata, Maestra
di PNL, ha studiato Psicologia alla Freie Universitatet di Berlino.
Vedi il sito su Bert Hellinger
www.hellinger.it
E' in programma una costellazione familiare con Barbara Jansch presso IL CENTRO
STUDI in data da definire.
Per informazioni Potete scrivere a : barbarajansch@libero.it
2.2 I campi
morfici di Rupert Sheldrake
Chi sente parlare delle Costellazioni familiari di Hellinger, nonostante la
grande curiosità, stenta a dare credibilità a questi campi, che ci sovrastano
e con i quali interagiamo, fin dal momento della nascita.
Nella Bibbia ci sono precise indicazioni sugli alberi genealogici.
Anche le ricerche scientifiche del biologo Ruper Sheldrake, danno piena luce
e conferma. C'è piena connessione con la fisica quantistica.
Ancora una volta vediamo che, nel Vangelo c'è già tutto!
Vedi il sito originale su
su
Rupert Sheldrake in lingua inglese
Vedi un sito italiano su
su
Rupert Sheldrake in lingua italiana.
3. I Cenacoli familiari
Ci troviamo una volta alla settimana per pregare insieme e poi mangiamo tutti
na' feta de sopressa e vin bon in allegria, ogni volta a casa di qualcuno
dei partecipanti.
Cerchiamo qualcuno che sappia suonare la chitarra, per arricchire queste serate
anche con del buon canto.
Obbiettivo è pregare insieme, il resto lasciamo che lo faccia il Signore.
Osserviamoo che così un po' alla volta si avvicinano alla fede, in modo piacevole,
senza pressioni e per loro libera scelta, anche i nostri figli, sia bambini
che teen-agers.
Chi vuole aderire è ben accetto.
5. Foto toccante.
Guarda cliccando qui
Il miracolo della vita.
Sono contenuti/immagini sensazionali ampiamente diffusi nel periodo del referendum
del giugno 2005. I titoli ricorrenti che introducevano l’evento eccezionale
e suggestivo (fotomontaggio-che importa ???) erano”Mano della vita” e simili….non
potevano non colpire, e trasportare, nella “Creazione” in Cappella Sistina
o tra le note-parole della canzone di "Outback". ( musiche di Paolo Spoladore
vedi il sito
di Usiogope).
7. Una toccante testimonianza.
Una volta noi padri ci chiamavano “buon padre di famiglia”, i nostri miti erano Marlon Brando, Gary Cooper, John Wayne. Ci emozionavano di più film come “La vita è una cosa meravigliosa” o storie di Santi come quella di
San Filippo Neri e la nostra giovinezza era
quella descritta qui, mentre per i padri e madri più giovani,
vedi anni ‘80.
Ora, dopo l’avvento dei vari Costantino, Vieri, Cassano, ma soprattutto dei Simpsons e nella fattispecie di
Homer Simpson (già il nome Homer è un programma: significa “casino”?), la mia figura paterna è progressivamente entrata in crisi…presso i miei figli, in particolare per quello diciottenne. Ahimè che abbia utilizzato troppo la televisione o il pc come baby-sitter/padre putativo negli anni passati? Ho passato forse troppo poco tempo con i miei figli? Ma no, dai!.. direi di no… o si? Meglio non pensarci… Fatto sta che se misuro il quoziente di gradimento da parte di mio figlio, nella sua testa penso di piazzarmi puntualmente all’
ultimo posto del sondaggio. Nonostante ciò mi sento e mi sono sempre sentito abbastanza tranquillo e fiducioso, perchè in fondo in fondo sono consapevole di aver dato un certo esempio… ma non basta!
Questa e simili amenità spesso nei miei pensieri……fino a quando ho incrociato per strada lo
SCEC - Solidarietà ChE Cammina, perchè da qui è improvvisamente cambiato tutto. Dopo un po’ anche mio figli ha fatto capolino (chi ha detto che i figli quando crescono non ci guardano e ci contestano solo?).
Grazie allo SCEC mio figlio oggi, in pochissimo tempo sembra un altro.
Incredibile! Quello che non è riuscito a fare la mia opera di educatore, l’ha fatto lo SCEC!
Tutto d’un tratto è diventato incredibilmente consapevole, si è messo a studiare (ha studiato i meccanismi della moneta e ne ha fatto temi scolastici…di successo), ha cominciato a scavare e ha cominciato a comprendere, ha scoperto i grandi inganni dei nostri tempi e dei tempi passati. Ha trovato un nuovo vigore da leone, che non gli riconoscevo, che mi sorprende e mi inorgoglisce… (chi ha detto che i giovani di oggi sono spenti?), ha ricercato verità coraggiose e scoperto risorse che nemmeno sapeva forse di possedere. Sta confrontandosi con valori come quello della gratuità, della comunità e della solidarietà e pensare che non aveva più voluto andare a messa dall’età di 6 anni: che sia già arrivato il suo tempo di avvicinarsi ai temi della spiritualità?
Certo lo vedo contento, studia soluzioni (prima non studiava proprio!), ha cominciato a diventare propositivo (prima era estremamente pigro… solo a calcio si risvegliava!), coinvolge amici ed adulti, discute e si confronta con i professori (prima se ne fregava di tutto…)
insomma non lo riconosco più.
Mi assaporo in silenzio ed in punta di piedi queste nuove opportunità d’amore che lo SCEC sembra avere ridisegnato nelle nostre vite. Grazie SCEC! GRAZIE!
8. C'era una volta... ai bambini in vacanza molte fiabe e poca TV
a cura di Alessandra Muscella
I periodi di pausa sono il momento più propizio perché i più piccoli possano indugiare in attività ricreative e rilassanti. Quale sia poi l’attività preferita lo sanno un po’ tutti: scorpacciate di televisione. Magari a guardare fiabe e favole, non importa se classiche o di nuova produzione, ma pur sempre come passivi fruitori di immagini. Può far male questo ai bambini? Per comprenderlo è utile avviare una breve disamina sulla natura e sugli effetti dei due stimoli.
Facendo un passo indietro è possibile ricordare i fratelli Grimm, che delle fiabe scrissero: “Nutrono in modo immediato come il latte, leggére e gradevoli, o come il miele, dolci e nutrienti, senza pesantezza terrestre”.
In effetti, un tempo le fiabe erano considerate come dei preziosi tesori di famiglia ed agli anziani spettava il gradito compito di raccontarle ai più giovani. Ogni popolo aveva le proprie fiabe e i propri cantori che le diffondevano.
Col tempo il compito è stato delegato ai libri illustrati e, negli anni 50, alla TV. In alcune grandi città oggi i bambini possono addirittura ascoltare una favola componendo un numero di telefono.
Dell’intento didattico della favola, poi, si è a lungo parlato. Innanzitutto essa chiarisce ciò che in generale è capace di rendere una buona letteratura, dal momento che rappresenta problemi e conflitti e, al tempo stesso, propone strategie risolutive.
In secondo luogo, la fiaba, per la sua brevità e la sua struttura, si presta ad essere testo di analisi. Essa spesso rappresenta per il bambino situazioni di conflitto che riescono a predisporlo alla riflessione offrendogli, al contempo, soluzioni che stimolano un esame critico dei comportamenti rappresentati e una verifica del proprio pensiero e del proprio comportamento. Una tale riflessione consente una valutazione di se stessi e del proprio comportamento in particolari situazioni.
Tutto ciò costituisce una precondizione alla capacità di comunicare e interagire. Questo, per la stessa natura della favola, comporta anche l’acquisizione di una certa capacità di superamento delle situazioni conflittuali.
Va inoltre aggiunto che, da una prospettiva psicologica, la favola predispone all’apprendimento e favorisce l’acquisizione di una più veloce capacità di lettura.
A questo punto è lecito chiedersi se “ascoltare” una favola o guardarla in TV sortisca lo stesso effetto. In base a quanto fin qui detto, e a parere degli studiosi, la risposta non può che essere negativa. In primo luogo perché con la TV manca l’aspetto umano, il dialogo tra il bambino e colui che narra, in altre parole manca l’interazione diretta.
Oltre a ciò che è stato detto, da uno studio condotto lo scorso anno dall’American Academy of Pediatrics, emerge che una massiccia fruizione di TV possa addirittura portare il bambino al cosiddetto Attention Deficit Hyperactivity Disorder, vale a dire al disturbo da deficit di attenzione con iperattività, altrimenti detto ADHD oppure ADD in UK. Secondo dati recenti, il disturbo sarebbe presente sul 12 per cento dei bambini statunitensi.
Ed è interessante constatare che questa particolare condizione ha cominciato a diffondersi negli States durante gli ultimi cinquant’anni, in coincidenza cioè con l’avvento della televisione.
Per portare avanti il suo studio, l’American Academy of Pediatrics ha preso in esame duemila bambini da uno a tre anni, li ha seguiti e analizzati e il risultato è stato inequivocabile: tutta colpa della TV. Fra le altre cose, la ricerca ha per la prima volta dimostrato che i neuroni del cervello di un bambino si sviluppano in maniera diversa se resta attaccato allo schermo per qualche ora al giorno. Più in particolare, il senso di realtà del bambino sarebbe alterato dalla velocità delle immagini. Il dottor Dimitri A. Christakis, direttore del Child Health Institute at Children’s Hospital and Regional Medical Center, di Seattle, che ha condotto questa ricerca, sostiene che il danno si manifesta poi, intorno ai 7 anni, quando il piccolo ha difficoltà a prestare attenzione a scuola. Secondo Christakis i ritmi della TV sono molto più veloci rispetto a quelli reali. Le immagini che un bimbo cattura dagli schermi vanno troppo veloci e magari senza neppure una precisa connessione logica. A livello cerebrale il difetto sarebbe determinato dall’errato allenamento dei neuroni. Per fare un esempio, un bimbo che gioca con le dita ha il sistema neurale che gli viene proprio dall’esercizio delle dita. Lo stesso discorso vale per il cervello, che dovrebbe esercitarsi con lo stesso meccanismo. Secondo gli scienziati, inoltre, il cervello sviluppa un sistema unico dalla nascita ai tre anni. Se un bambino, dunque, siede come ipnotizzato davanti a qualcosa, i collegamenti neuronali non si sviluppano come dovrebbero: lo sviluppo del cervello rischia di fermarsi all’età di tre anni. Nella sua ricerca condotta su duemila bambini, Christakis ha trovato che per ogni ora passata davanti allo schermo, nell’età compresa fra uno e tre anni, i soggetti più piccoli hanno quasi il dieci per cento in più di probabilità di sviluppare problemi di attenzione, che possono poi essere diagnosticati all’età di 7 anni come ADHD. Se a fare uso della TV per tre ore al giorno è un bimbo ai primi passi, le probabilità di avere serie difficoltà a scuola aumenteranno del 30 per cento.
L’abuso dipende in larga misura dalle abitudini ormai acquisite. Basti pensare che il 26 per cento dei bambini americani possiede una televisione nella sua stanza, e il 36 per cento delle famiglie americane la lascia accesa quasi tutto il tempo, anche quando la stanza rimane vuota. Eppure sembra che ai bambini più piccoli non occorra una TV per distrarsi, come dimostra il fatto che fino a 50 anni fa se ne è fatto a meno.
Altre ricerche, d’altronde, avevano già dimostrato che l’ADHD era aumentata di pari passo con l’avvento della TV, a partire dagli anni 50, e che si era impennata ancora di più a partire dagli anni 80, quando è esploso il boom dei registratori e i video per bambini. Nonostante sia noto che l’ADHD è una malattia anche genetica, gli scienziati hanno comunque notato che è trasversale a tutte le classi sociali, che colpisce indifferentemente senza distinzioni di reddito e cultura, e che la causa legata al suo espandersi potrebbe essere unica.
La ricerca potrebbe aver risposto alla domanda iniziale: per i bambini guardare la TV sarebbe dunque un pericolo, pertanto molto meglio le vecchie e intramontabili fiabe.